Auguri Fr. Vincenzo. Grazie del tuo ministero

Auguri Fr. Vincenzo. Grazie del tuo ministero

Sabato 13 Agosto 2022 fr. Vincenzo Scrudato ha festeggiato i 50 anni di ordinazione presbiterale. Anche nel 1972 il 13 agosto, giorno dell’ordinazione, era sabato. Dopo avere condiviso il pranzo con alcuni confratelli nel presbiterato e i parenti, alle 19.00 fr. Vincenzo ha ringraziato il Signore con una concelebrazione presieduta da S. E. R. Mons. Domenica Mogavero nella Chiesa del nostro convento di Salemi, parrocchia Maria Santissima della Confusione. Al termine della concelebrazione, partecipata oltre che dai parrocchiani di Salemi anche da molti amici provenienti da Caltanissetta, Palermo, San Giovanni Gemini ecc., fr. Vincenzo, nel suo ringraziamento, ha ripercorso con noi alcuni dei momenti più significativi del suo ministero. A seguire il testo che ha letto e alcune foto.

Eccellenza rev.ma, fratelli nel presbiterato, fratelli tutti nel Signore

Dando uno sguardo retrospettivo a questi miei 50 di ministero nella Chiesa e nell’ordine dei Frati Minori Cappuccini, sgorga dal mio cuore un sentimento profondo di gratitudine verso il Signore, per la misericordia e la benevolenza che mi ha manifestato in tutti questi anni.

Guardo con stupore a quanto ha operato il Signore servendosi di me, nonostante tutti i miei limiti, incoerenze, peccati, e, non ultima, la fatica del mio credere.

In tutta verità, posso fare mie le parole di Paolo ai cristiani di Corinto: Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto… Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole… Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato…

Ci ho messo un po’ di tempo per calarmici dentro. Ci ha pensato il Signore, a smontarmi un po’ alla volta, come sa fare lui.

Oggi ho questa certezza: Dio passa attraverso la debolezza dell’uomo, quando questa diventa consapevole e viene assunta.

Ho sperimentato davvero la meraviglia di  poter dare quello che non si possiede: dolce miracolo delle nostre mani vuote! per usare le parole che Bernanos mette in bocca ad un povero, tragico prete, protagonista del suo romanzo, le Curé de campagne

C’è stato un modo tutto particolare da parte di Dio per farsi presente nella mia vita: mi ha condotto per strade che non avrei scelto di percorrere e mi sono trovato in luoghi e in servizi in cui  io non pensavo di dovermi trovare.

Ero proiettato verso  il mondo dei miei studi, della ricerca e dell’insegnamento nell’ambito biblico, per il quale mi ero preparato frequentando il Pontificio Istituto Biblico di Roma, grazie al sostegno della mia Provincia monastica di Palermo.

Invece, mi sono ritrovato subito a svolgere il mio ministero presso una parrocchia della periferia di  Roma. Ma proprio in quella parrocchia ho avuto la prima sorpresa: In una situazione stranissima, senza volerlo e senza cercarlo, ho incontrato il Cammino Neocatecumenale. E’ stato il grande dono di Dio, che mi ha permesso di passare indenne il periodo problematico, anche per la Chiesa , del ’68: Molti miei confratelli, compagni di studio nel nostro Collegio Internazionale San Lorenzo da Brindisi di Roma, hanno lasciato l’ordine e il sacerdozio. Poteva capitare anche a me.

Nel 1987 mi vengo a trovare in Grecia. Tutto potevo immaginare, ma non di finire in Grecia.

Me lo chiese l’allora Generale del nostro Ordine, fra Flavio Carraro. Si trattava di un progetto interessante, che mi avrebbe permesso di approfondire i miei studi e pervenire al dottorato in sacra Scrittura. Insieme ai frati di Parma, che erano presenti in Turchia, si pensava di creare dei centri di studio tra la Turchia e la Grecia, seguendo l’itinerario Paolino. Il progetto non è andato in porto, e così sono rimasto a Creta in aiuto ai miei confratelli greci. Sono stati quattro anni molto intensi, che mi hanno permesso di conoscere il mondo dell’ortodossia.

Pochissimi i  cattolici, tantissimi i turisti che frequentavano la messa domenicale.

Questo ci obbligava ad una celebrazione multilingue, con l’omelia in greco e la traduzione simultanea in inglese, con canti  preparati in modo che tutti potessero cantare lo stesso canto nella propria lingua. Indimenticabile una Pasqua a Canea. Con un gruppo di Polacchi e di Americani, abbiamo preparato il Santo Triduo e la Veglia pasquale in sei lingue, usando i canti del Cammino neocatecumenale, disponibili in quelle lingue. Un’esperienza di comunione bellissima. Tutti hanno potuto partecipare nell’ascolto e nel canto. L’agape dopo la celebrazione ci ha permesso di constatare la sorpresa e la gioia dei tanti gruppi linguistici presenti. Sembrava di respirare la Chiesa nella sua cattolicità.

Tra le altre cose abbiamo restaurato le nostre tre chiese di Iraklion, Rethymnon e Canea.

Ogni fine settimana mi dividevo tra queste tre chiese più una chiesetta che il Vescovo Ortodosso ci aveva messo a disposizione a Jerapetra.

Sabato pomeriggio celebravo a Rethymnon, la Domenica mattina a Canea, a pranzo ritornavo a Iraklion e il pomeriggio celebravo a Jerapetra, dall’altra parte dell’Isola. Jerapetra dista da Canea Km. 210.

Sono tornato a Palermo nel Gennaio del ’92, dovevo iniziare il corso di greco biblico nella Facoltà Teologica di Palermo, pensavo che ormai ci fossero le condizioni per dedicarmi esclusivamente all’attività academica, ma anche questa volta il Signore voleva altro. Mi sono ritrovato  parroco a Caltanissetta, dove ero andato per tre mesi e ci sono rimasto 24 anni. In Facoltà ho potuto mantenere soltanto i vari corsi di Greco biblico e di Ebraico, che ho svolto e svolgo  con passione, come servizio alla Chiesa, cercando di fare innamorare gli studenti di queste lingue, strumenti indispensabili per navigare nel mare della parola di Dio, per trovare in essa l’alimento per la propria vita personale e per quella del popolo di Dio. Forse non sempre ci sono riuscito. Qui sono presenti parecchi miei ex alunni.

A Caltanissetta, come ovvio,  ho vissuto l’esperienza più lunga e significativa.

Non avevo grandi miei programmi da realizzare come parroco.

La realtà di una società sempre più secolarizzata,  l’urgenza di una nuova evangelizzazione,  mi ha portato a dare a tutta la nostra pastorale un taglio kerygmatico, centrata, cioè, sull’annunzio dell’amore di Dio per ogni uomo. La scelta del  Cammino neocatecumenale ne è stata la conseguenza, necessaria per dare la possibilità a chi fosse  interpellato dal Kerygma  di sperimentarne la verità attraverso un cammino di riscoperta del battesimo a livello esistenziale.

E’ stata una grazia di Dio anche questa. Non ho rimpianti

Ho toccato con mano come la Parola di Dio, se accolta, ha il potere enorme di fare nuove tutte le cose. Dietro queste parole, che possono sembrare uno slogan,  c’è la concretezza di tanti volti, di tante storie, di tante situazioni disperate, di tante vite distrutte, di tanti matrimoni senza speranza, che Dio ha ricostruito.

Dio è stato generosissimo. Ci ha permesso di ricostruire e far rivivere la comunità cristiana e nello stesso tempo di affrontare  i tanti lavori, a partire dalla chiesa nuova, necessari per accogliere dignitosamente la realtà di una comunità parrocchiale continuamente in crescita.

Il Signore ci è venuto incontro in un modo impressionante. Abbiamo sperimentato la sua provvidenza. Abbiamo perso il conto di quanto si è speso. Nessun aiuto dall’esterno. Il Signore si è servito della generosità dei fedeli. In questi anni Dio ci ha donato tre Presbiteri. Uno di loro e qui con noi, don Lino De Luca.

Nel 2016, il Signore mi ha visitato con una malattia alle corde vocali. Avevo perso quasi del tutto la voce. Sono rimasto tre anni a Palermo, continuando, anche se con fatica, i corsi in Facoltà e seguendo una comunità neocatecumenale nella parrocchia della Sacra Famiglia.

Per ultimo mi sono trovato qui a Salemi. Anche la mia venuta a Salemi, non rientrava nei miei pensieri. Non perché lo escludessi, ma perché alla mia età non pensavo di ritornare a fare il Parroco.

La mia venuta è coincisa con il periodo difficile e travagliato della Pandemia con conseguenza serie per l’attività pastorale, praticamente bloccata. E’ come se fossi arrivato qui solo adesso. Sono contento di essere qui.

L’avvento della Pandemia, ha di fatto accelerato il processo di secolarizzazione e scristianizzazione. già in atto da decenni, facendogli fare un balzo in avanti di circa vent’anni.

 Ero sicuro che questo periodo sarebbe arrivato, ne parlavo spesso con i miei alunni, ma non pensavo di trovarmici dentro anch’io.

Vivo questo momento, complesso e travagliato e col peso dei miei anni che avanzano, nella certezza che Dio in questa situazione non è assente. Lui ama il mondo e ama la Chiesa.

Umanamente sembra di vivere un  fallimento. Mancano i presbiteri,  conventi e seminari pressoché vuoti, quasi vuote le chiese.

Ma la Parola di Dio, ci offre, come sempre, la chiave per leggere nella prospettiva della fede gli avvenimenti. Anche questo.

Al riguardo trovo molto consolanti e illuminanti le parole di Osea: la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore … Là mi risponderà come nei giorni della sua giovinezza, come quando uscì dal paese d’Egitto (Osea 2,16-17).

Dio sta conducendo la sua Chiesa nel Deserto, per parlare al suo cuore. Il deserto è il luogo per eccellenza per ascoltare la parola del Dio vivente, perché nel deserto tutte le altre parole restano mute e tutti gli idoli del modo mostrano la loro inconsistenza. Anche noi nella nostra pastorale da parecchi decenni,  ci siamo appoggiati agli idoli del mondo.

Ricordo che nella lingua ebraica c’è un legame molto stretto tra parola e  deserto, anche a livello

lessicale: DAVAR è la parola, MIDVAR, il deserto.

Non dimentichiamo inoltre che la parola biblica non è legata ad un concetto, ad un’idea, ad una verità, come per i greci, ma è legata al seme, quindi alla fecondità. Uscì il seminatore a seminare. … il seme è la parola di Dio.

Da essa si può ripartire e si può ricominciare, come nella prima evangelizzazione.

Sono convinto che oggi sta covando qualcosa di grande nella Chiesa. Dio è all’opera.

Sta preparando uno scenario perché entri in scena una Chiesa finalmente libera da tutta l’impalcatura religiosa che l’appesantisce e capace di esprimere, in tutto il suo splendore, la bellezza della vita nuova in Cristo. La bellezza della vita senza la morte. 

Penso che ci troviamo nel travaglio del parto. Nascerà la novità di Dio.

Io parteciperò alle sofferenze e al travaglio del parto.

Probabilmente non vedrò lo splendore di questa nuova Chiesa, ma gioisco già contemplandola nel sogno.

Concludo con i ringraziamenti.

Il mio primo grazie, da quello che vi ho detto, va al Signore, poi a tutti voi:

– Al nostro amato Vescovo, Mons. Domenico Mogavero, che ci è stato sempre vicino e disponibile, e che, purtroppo, fra non molto ci lascia.

Al Provinciale di Siracusa, P. Pietro Giarracca e al nostro Provinciale, P. Salvatore Zagone, anche se lo saranno ancora per poco, perché fra qualche mese nascerà la nuova, unica Provincia di Sicilia.

Nel mio Provinciale, voglio ringraziare la mia amata Provincia cappuccina di Palermo, alla quale devo tanta gratitudine: mi ha cresciuto, mi ha formato, mi ha sempre protetto, incoraggiato e sostenuto. Devo ricordare in modo particolare i tanti frati che il Signore ha posto sul mio cammino e quelli con i quali sono stato in fraternità, compresi  fra Marco e fra Giovanni, che attualmente stanno con me, ai quali ho fatto esercitare la pazienza e li ho aiutati a farsi santi. Come vedete qualche merito ce l’ho! Grazie per la carità che mi hanno usato e mi usano.

Ringrazio i miei confratelli e tutti i presbiteri qui presenti per l’affetto e il calore col quale mi circondate.

Un grazie alle autorità che mi hanno onorato con la loro presenza, il Signor Sindaco  Domenico Venuti, il Comandante del corpo di polizia urbana, Signor Luigi Alessi e l’assessore Rina Gandolfo.

Grazie a tutti voi, qui presente: ai carissimi parrocchiani con i quali stiamo attraversando questo momento difficile. Sono sicuro che il Signore ci aprirà strade per incontrarlo e per incontrarci, come Ekklesìa.

Non posso dimenticare quelli che vengono da lontano, alcuni da Palermo, un bel gruppo da Caltanissetta.

Per ultimo, ma non nell’affetto, permettetemi un saluto particolare ai miei parenti, mia cognata Nazarena e i miei nipoti. Mio fratello e mia sorella sono già presso il Signore.

Un grazie riconoscente a quanti si sono adoperati per la riuscita di questa celebrazione.

Vi prego di sostenermi con la preghiera perché possa percorrere nella fede l’ultimo tratto della mia esistenza e di spendermi, finché ne avrò le forze, nel servizio della Chiesa  e del Vangelo.

Salemi, 13 Agosto 2022

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