Dopo tre secoli di storia dalle origini del francescanesimo, i francescani del sec. XVI avvertivano la necessità di ritornare allo spirito genuino del loro padre fondatore, San Francesco.
La famiglia francescana cappuccina italiana è iscritta in modo singolare in questa storia e in un periodo di riforma. Nati nelle Marche e quasi simultaneamente nelle Calabrie, con la Bolla pontificia di Clemente VII Religionis Zelus del 3 luglio 1528, i primi Cappuccini – per lo più provenienti dagli Osservanti o Frati Minori sempliciter dicti – vivono il ventennio di transizione che precede il Concilio di Trento (1525-1545) nel tentativo di imitare alla lettera san Francesco ed i suoi primi compagni, con un’apertura maggiore alla predicazione e alle esigenze formative dei giovani. I restanti decenni del ‘500 cappuccino vedono affermarsi definitivamente il modello conventuale, con qualche attrito ideologico con i cosiddetti frati di vecchio stampo.
I Cappuccini calabresi venuti a Messina aprirono il loro primo convento siciliano nel 1533. Nello stesso anno 1533 i frati fondano il convento di Castronovo (il più antico della Provincia Palermitana) come afferma Fr. Antonino da Castellammare citando quanto scritto dall’Abbate D. Rocco Pirri nella sua Sicilia Sacra quando parla delle chiese della Diocesi di Girgenti (cui allora apparteneva Castronovo) e dallo storico D’Amico, tradotto dall’Abbate Di Marzo, nel suo Dizionario Siciliano; parlando di Castronovo, a pag. 273, scrive: «La prima colonia de’ Cappuccini in Sicilia, portatavi da Bernardino Giorgio (da Reggio; NdR), del medesimo Ordine, chiarissimo per santità di vita, occupò il luogo di S, Nicolò, ad un miglio dal paese, nell’anno 1533».
A motivo del loro modo di predicare e del loro stile alquanto rigido e austero di vita, i frati cappuccini furono subito molto apprezzati ed accetti al popolo a tal punto che i loro insediamenti si moltiplicarono rapidamente. La diffusione fu così rapida che, a motivo del numero dei conventi, il capitolo generale del 1567 dovette stabilire dei custodi che collaborassero il provinciale nella visita ai frati dal momento che questi ogni anno non poteva assicurare loro due visite. Cosicché Pio V, il 21 novembre 1571, vivae vocis oracolo, decretò per i cappuccini siciliani la divisione in tre custodie. Durante la celebrazione del capitolo generale del 1573, considerando che era difficile in quelle condizioni assicurare sufficientemente il governo dei frati, si stabilì la divisione in tre province distinte: Messina, Palermo Siracusa: “Correndo gl’anni di nostra salute per l’Incarnazione del Verbo divino Cristo Gesù redentor e salvator del mondo del 1571,e 28 del mese di maggio,nella festa di Pentecoste,congregandosi il Capitolo provinciale nel convento de’ reverendi padri cappuccini della città di Messina,il regno e isola di Sicilia faceva prima una sola provincia delli conventi di detti padri Cappuccini,in questo Capitolo fu divisa in tre provincie, siccome si divede in tre valli cioè Val Demon,Val di Noto e Val di Mazara.” (vedi immagine in basso)
La riforma cappuccina si è ispirata molto a san Bonaventura da Bagnoregio. Il ritorno all’ispirazione originaria e alle Fonti Francescane (Regola Testamento e biografie di san Francesco) fu il costante riferimento dei Padri della Riforma Cappuccina. Il periodo controriformista e il secolo XVII per i Cappuccini italiani può essere definito come un periodo storico di grande diffusione e di presenza significativa per la Chiesa e la società dell’Europa cristiana. Il secolo XVIII, commisto di giansenismo e illuminismo, vede l’apice della potenza numerica, accompagnato tuttavia da un diffuso affievolimento spirituale. Il fenomeno porterà i cappuccini italiani – in parallelo con i confratelli Conventuali e Minori – a condividere con l’Ordine intero una forte diminuzione. Con la ripresa culturale e spirituale del Capitolo generale del 1884, l’Ordine dei Cappuccini giunge alla cifra di oltre 14.000 frati professi nel 1965. Al 31 dicembre 2007 si registravano già 10.744 frati. Più feconda e misteriosa è la “storia della santità” largamente descritta nelle Fonti cappuccine.
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